La nostra immaginazione evoca un’ immagine astratta del nostro intelletto,
è una ri-presentazione delle cose, e si esprime in un presente passato
quasi come un mito dal punto di vista del tempo assoluto in
rapporto tra l’oblio e la memoria (Mnemosyne) è molto ambiguo e vago. L’immaginazione
inganna il nostro sensibile, sotto legge di opacità, ossia in Spinoza l’immaginazione
non è rappresentativa degli oggetti esteriori anche se non presenta
un modo adeguato il soggetto tra determinato corpo e l’immagine, dove,
non è dentro di noi ma tra noi, tra i corpi. Le opere d’arte ormai non
soggiacciano più nella mimesi, l’arte rende le cose invisibili, immemori
della loro originale dimensione. Kazumi Kurihara in questa mostra
affronta una riflessione sui temi della Opacità dell’immediato, al di là
della visibilità e della memoria, in rinnovato slancio, il
dialogo tra la sua opera e l'esterno della stessa, creando un'analogia
d'identità tra due rapporti. In un certo senso il contrario della
somiglianza, nell’analogia è lo strumento che permette il confronto di
questi rapporti, in particolar modo se visti in progressione e sottolineando
l’importanza delle relazioni, che sono le realtà più vere; grazie alle
analogie il suo pensiero si concretizza e tende a tradursi in immagini:
il panorama di oggetti assenti dal loro ruolo "quotidiano" in
un contrappunto tra il livore delle livree bianche con i codici appartenenti
all’opaco dell’immediato, che è per eccellenza il luogo dell’incertezza
e della visione eidetica: figura inizialmente dell’impossibilità,
si carica progressivamente di tutti i valori di pienezza che suscita il
paradosso della vita contemplativa. Metonimia e ossimoro, «questa continua
oscillazione tra un tutto compiuto e le sue parti, o tra due poli dialetticamente
fusi» , costituiscono l’essenza della “scrittura” dell’opera di Kazumi,che
sospende il mistero dell’esistenza in questa tensione che inaugura il difficile
incontro dei contrari, della presenza e dell’assenza, come modi fondamentali
dell’essere. Sottolineando il rapporto antinomico dei due elementi: il
visibile e l'antimateria, ma anche la possibilità del suo superamento nella
freschezza dell'immediato, opaco. Le opere di Kazumi Kurihara oggi
presentate sono realizzate con tecnica mista (acrilico, collage e medium
tessile) sia sulla pittura e sia sulla installazione, per stagliare
una linea netta di una nuova dimensione che in divenire è la
negazione dell’antitesi, riunione dei contrari riconciliati in un
colore assente ma sintesi di luce, un suono bianco, chiamato tale per analogia
con il colore bianco che contiene tutte le frequenze visibili.
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